Il 2 Novembre, giorno
consacrato alla celebrazione dei defunti, per i fanciulli siciliani è la "festa
dei morti".
Un'antica tradizione palermitana vuole che i genitori regalino loro dolci e
giocattoli, dicendo che sono stati portati in dono dalle anime dei parenti
morti. L'origine ed il significato di questa usanza si collega certamente ad
antichi culti pagani ed al banchetto funebre un tempo comune a tutti i popoli
indo-europei, di cui si ha ancora un ricordo nel "consulu" (consolo) siciliano.
E' stato
esservato che il significato della strenna dei morti è duplice: offerta
alimentare alle anime dei defunti e offerta simbolica nei dolci a forma umana,
con raffigurazione delle anime dei defunti "in maniera che cibandosi di essi, è
come se ci si cibasse dei trapassati stessi".
Di questi dolci, antropomorfi,
sono celebri a Palermo le "pupe di zucchero", decorate con colori sgargianti e
vivaci. I personaggi raffigurati sono vari: dragoni, paladini, bersaglieri,
coppie di sposi, dame del settecento. Le pupe di zucchero o di pasta di miele,
sono comuni in tutta la Sicilia.
A Palermo, però, in occasione della festa dei
morti, appare nelle vetrine dei negozi un altro dolce caratteristico,
originariamente non collegato alla celebrazione dei defunti. Si tratta dei
caratteristici "frutti" di pasta di mandorle, o pasta reale, che comunemente
vanno sotto il nome di "frutti di Martorana" che, nati a Palermo, sono ormai
diffusi anche nel resto della Sicilia, varcando lo stretto, sia pure come
prodotto di importazione.
Nel Settecento, una delle curiosità della vita
monastica era che ciascun monastero, quasi fosse un distintivo, aveva una
Piatta, coè un manicaretto. A Palermo erano celebri le Feddi (fette) del
Cancelliere, la conserva di scurzunera delle Montevergini, la Cucuzzata ed il
Biancomangiare di Santa Caterina, il pane di Spagna della Pietà, le sfinci
ammilate delle Stimmate, la caponata dei Sett'Angeli, le ravazzate con ricotta
di Santa Elisabetta, e tanti altri dolciumi quali cannoli, cassate, ecc. che
invano i pasticcieri della città tentavano di imitare. Il Monastero della
Martorana era arcinoto per i suoi frutti di pasta di mandorle, che prendevano
proprio il nome dall'edificio religioso. Le pie monache confezionavano frutta di
pasta reale di ogni tipo, cercando di imitare alla perfezione quella naturale.
Una tradizione vuole che in una circostanza imprecisata, le monache della
Martorana abbiano manifatturato frutta di qualità diversa che si produce in
varie stagioni e che l'abbiano appesa sugli alberi di un piccolo chiostro del
loro monastero. I "frutti della Martorana" entrarono ben presto a far parte dei
dolci dei morti, e dopo la soppressione delle Corporazioni religiose, avvenuta
nel 1866, l'attività e la produzione dolciaria del monastero divenne patrimonio
dei pasticcieri della città che, puntualmente, ogni anno, in occasione della
celebrazione dei defunti, ne continuano ad adornare le loro vetrine.
Pupe di
zucchero e frutti di Martorana scompariranno soltanto se un giorno verrà a
cessare l'uso di fare le strenne ai fanciulli il 2 Novembre, e le anime sante,
quelle dei parenti defunti, non torneranno più sulla terra a portare doni ai
bambini
Soltanto quel giorno, i fanciulli siciliani si accorgeranno che i
loro morti, in verità, sono "morti per sempre"
Tratto da Alla Scoperta della
tua città di Rosario La Duca
Edizioni e Ristampe siciliane